Slideshow 侍- SakurAlberico - 侍 : 2013

venerdì 13 dicembre 2013

giovedì 12 dicembre 2013

Dargen D'Amico | L'Amore a modo mio | con J-Ax


Il testo della canzone, invece, è il seguente:
Faccio l’amore a modo mio
Esco dal barbiere sbarbato come Barbie
vuoi fare quattro salti? sai dove trovarmi
faccio sentire Sade faccio sentire DeSade
faccio sentire i cessi opere d’arte, Duchamp
la pancia nuda sulla piastrelle fredde
dici che sei imbarazzata, beh non si direbbe
ricordo con la lingua sfogliandomi il palato
celebro il celibato
e faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio
Arrivo in discoteca in infradito ed il pareo
femmina alpha con me hai fallito, Alfa-Romeo
io c’ho la fede al dito e non sarò il tuo trofeo
e ti ridò i 2 di picche che mi hai dato ai tempi del liceo
e non funziona il trucco della tua microgonna
e se tu fai la disinvolta sarò io la prima donna
che poi se fai la conta son già stati tutti sotto
mo’ io sto seduto non sedotto
e faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio
Fai ”Aaaaaaahh” fai respiri grossi
poi fai ”mh, ahh” come se non ci fossi
penso a tutto io come ha fatto Dio
e se Dio mi vuole vivo l’amore è il motivo
domani in prima pagina ci troverai il mio viso
titolo: ”il primo uomo tornato dal Paradiso”
è una prigione, non ci vivrei neanche morto
perché ho un cuore contorto
e faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio
Ora balli da sola perché  sai che guardan tutti
dici ”io ballo da sola” ma non sai chi è Bertolucci
è il tuo push-up è un cliché come le auto-reggenti
io sarei sputtanato ma sei te che sputtaneggi
mi parli sbiascicato, si sente che non reggi
io sono coniugato, tu invece sbagli i verbi
non sono più in balia non è megalomania
ma è mega la monogamia
e faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
mio mio mio mio mio mio
Faccio l’amore a modo mio
Faccio l’amore a modo mio

La Bella e la Bestia - The Best Film Scenes

La Bella e la Bestia Intro

mercoledì 11 dicembre 2013

Oikeiosis

Oikeiosis (dal greco οικεῖος) è un termine introdotto dai filosofi stoici (ca. 300 a.C.) per indicare la realizzazione, il fine ultimo degli esseri viventi.
Secondo gli stoici è la conoscenza del proprio io, tramite la synaesthesis, ovvero la percezione interna. Grazie a questa conoscenza di sé, nasce l'istinto di conservazione che consente lo sviluppo del proprio essere.
Questa conoscenza di sé è accompagnata dal senso piacevole di compiacimento ovvero l'oikeiosis. Grazie all'oikeiosis, secondo gli stoici, gli esseri viventi possono volare, nuotare, muoversi senza che nessuno l'abbia mai insegnato loro. In esso sono dunque racchiuse la forza, la salute, la bellezza, le funzionalità del corpo, così come anche l'amore per la propria specie e nell'uomo per la sua comunità.
Da qui per l'uomo prosegue la strada che lo condurrà alla moralità. L'animale invece, non avendo dentro di sé la natura razionale, non dà valore alle cose e rimane per sempre nella sfera dell'istintualità.

Avril Lavigne - Hush hush (Traduzione in Italiano)

lunedì 9 dicembre 2013

Dargen D'Amico / SMS alla Madonna

Ave Maria - Jesper Kyd (High Quality)

Assassins Creed Revelations Soundtrack : Main Theme Music - Lorne Balfe ...

Assassin's Creed 2 OST - Track 01 - Earth

Il coraggio di ogni giorno- Hermann Hesse


Il coraggio di ogni giorno


Incipit

Non c'è altra via che conduca al compimento e alla realizzazione di sé, se non la rappresentazione quanto più compiuta del proprio essere. "Sii te stesso" è la legge ideale, per un giovane almeno; non c'è altra via che conduca alla verità e allo sviluppo.
Che questo cammino sia reso impervio da innumerevoli ostacoli morali e da altri impedimenti, che il mondo preferisca vederci rassegnati e deboli anziché tenaci: da qui nasce la lotta per la vita per chiunque abbia una spiccata individualità. Perciò ciascuno deve decidere per sé solo, secondo le proprie forze e le proprie esigenze, fino a che punto sottomettersi alle convenzioni, o piuttosto sfidarle. Qualora decida di gettare al vento le convenzioni, le pretese avanzate dalla famiglia, dallo stato, dalla società, deve sapere di farlo a proprio rischio. Non esiste una misura oggettiva del rischio che ciascuno è in grado di assumersi. Ogni eccesso, ogni superamento della propria misura dovrà essere scontato; non è consentito spingersi impunemente oltre né con l'ostinazione né con l'adattamento.
[Hermann Hesse, Il coraggio di ogni giorno, a cura di Volker Michels, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990]

Citazioni

  • "Poiché sono come sono; poiché avverto esigenze e problemi che a tanti altri sembrano essere risparmiati, cosa devo fare per sopportare la vita, malgrado tutto, e farne, per quanto possibile, qualcosa di bello?". (p. 4; 1990)
  • Contro le infamie della vita le armi migliori sono: la forza d'animo, la tenacia e la pazienza. la forza d'animo irrobustisce, la tenacia diverte e la pazienza dà pace. (p. 75; 1990)
  • C'è una virtù che molto amo, l'unica. Essa ha nome tenacia. Delle molte virtù di cui leggiamo nei libri e di cui sentiamo parlare i maestri non so che farmene. E, d'altro canto, tutte le molte virtù che l'uomo si è inventato potrebbero essere raccolte sotto un'unica denominazione. Virtù significa obbedienza. Solo che c'è da chiedersi a chi si obbedisce. Anche la tenacia, infatti, è obbedienza. Ma tutte le altre virtù, tanto amate e lodate, sono obbedienza a leggi che sono state imposte da uomini; soltanto la tenacia non si inchina a queste leggi. Chi è tenace obbedisce infatti a un'altra legge, una legge particolare, assoluta, ente sacra, la legge che ha in sé stesso, il "tenere a se stesso". (p. 68; 1990)

Explicit

Anche le formiche combattono guerre, anche le api hanno Stati. La tua anima cerca altre vie e quando non riesce a proseguire per te non sboccia al felicità.
[Hermann Hesse, Il coraggio di ogni giorno, a cura di Volker Michels, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1990]

sabato 16 novembre 2013

COME MEDITARE

COME MEDITARE
Si sente spesso parlare di meditazione, di yoga di tutte queste pratiche che ci aiuterebbero ad imparare a meditare , spesso invece la gente reagisce con aggressività a tutto quello che in questa società che vuole essere sempre più speedy, quindi sempre più stressata sarebbe veramente necessario imparare a meditare con lo yoga.

Meditare con lo yoga sarebbe fondamentale per imparare a recuperare la dimensione spirituale dell'essere umano e della propria individualità, così facendo ogni persona sarebbe sempre meno ansiosa e sempre meno ipertesa perché bastano solo due mesi di meditazione yoga sono in grado di aumentare lo spessore della materia grigia del cervello, quindi lo stress si riduce.

Evitare di pensare allo yoga e alla meditazione come momento di perdita di tempo e cosa inutili, imparare a recuperare la vera dimensione del sè è sempre necessario se si desidera imparare a stare bene , ma per farlo è necessario ripartire da sè.

Perchè meditare? Chi pratica regolarmente la meditazione di certo già ne conosce i moltiplici benefici.

La meditazione aiuta a ridurre i livelli di stress, rafforza la salute mentale, offre sollievo ai dolori cronici, migliora la qualità del sonno, dona serenità, consente di acquisire una maggiore consapevolezza. Ad un livello più profondo, la meditazione è una porta verso le nostre radici, il nostro essere più intimo e profondo.

Ecco allora alcuni pratici consigli che possono esserti utili se vuoi avvicinarti alla meditazione:

1. Postura
La posizione del loto, seduto a terra con le gambe incrociate, è la migliore e la più efficace. Altrimenti puoi anche sederti su una sedia. L’importante, in entrambi i casi, è assicurarti di mantenere ben dritta la tua schiena. Questo aiuterà anche la tua mente a rimanere nel giusto equilibrio. Per aiutarti a tenere la colonna vertebrale dritta, immagina di voler toccare il cielo con la testa.

2. Occhi 
Mentre mediti, prova a tenere gli occhi aperti. Questo ti consentirà di essere più presente nel momento. Tieni basso lo sguardo e gli occhi socchiusi. Se chiudi gli occhi, sarà più facile essere rapito da pensieri o immagini. E’ comunque importante che provi a meditare come più ti senti a tuo agio, non forzarti troppo a seguire regole e disciplina. Alcune persone riescono a meditare in modo molto più efficace tenendo gli occhi chiusi.

3. Consapevolezza 
A tutti noi capita a volte di essere totalmenti inconsapevoli del momento presente. Per esempio, spesso mentre guidiamo siamo talmente immersi nei nostri pensieri al punto da innestare una sorta di pilota automatico. Quando giungiamo a destinazione, quasi non ricordiamo nulla della strada appena percorsa. Siamo stati rapiti dai nostri pensieri. Le prime volte che si prova a meditare succede qualcosa di simile. Mille pensieri ed immagini si formano nella nostra mente, ci portano ricordi, sensazioni e altri pensieri. E’ una catena, ogni pensiero ne genera in automatico uno nuovo. Questo ci allontana dal presente, ci impedisce di essere consapevoli del momento, del “qui e ora”. Durante la meditazione, allora, cerca sempre di mantenere la consapevolezza del presente, poni attenzione solo al tuo respiro, lascia scivolare via i pensieri.

4. Respiro.
Osserva il respiro. Senza cercare di alterarlo o regolarlo. Ossservalo semplicemente mentre entra ed esce dal tuo corpo. Cerca di visualizzarlo mentre l’aria ti riempie i polmoni. Seguilo mentre esce. Lascia che sia naturale. E’ uno dei modi migliori per rimanere nel presente, per assicurare che la tua mente stia davvero vivendo il momento.

5. Pensieri.
Quando realizzi che alcuni pensieri stanno attraversando la tua mente, semplicemente lasciali andare e concentrati di nuovo sul tuo respiro. Non tentare di fermare i tuoi pensieri, o di cancellarli all’istante. Creeresti solo tensione al tuo interno. Lascia trascorrere i tuoi pensieri, rimani spettatore. Osserva, non giudicare, non seguire la matassa dei tuoi pensieri. Rimani con il tuo respiro.

6. Silenzio.
Il silenzio è il compagno ideale per la meditazione. Il silenzio è avvolgente. Nel silenzio sopraggiungono calma e serenità, puoi rilassarti e concentrarti sulla meditazione. Nessuna distrazione per la tua mente. Spegni la TV, il telefono, elimina ogni possibile interferenza, fai della meditazione un momento tuo, intimo e personale.

7. Durata.
Inizia con 10 minuti. Cerca di seguire una disciplina, ma non forzarti. Prova piuttosto a farne una pratica quotidiana. All’inizio forse troverai scomodo rimanere seduto in quella posizione troppo a lungo, ma è questione di abitudine, il tuo corpo si abituerà presto. Cerca poi di estendere la durata a 20, 30 minuti. Privilegia il mattino presto, quando anche l’ambiente intorno a noi è ancora calmo e tranquillo. Non meditare se hai sonno, ti addormenteresti facilmente.

8. Luogo
Può essere piacevole creare un luogo intimo e speciale in cui dedicarsi alla meditazione. Può trattarsi di un angolo della tua camera dove puoi


Ti spiego come faccio io anche se non sono un maestro di meditazione. 
Mi metto in terra a sedere su un cuscino, con le gambe incrociate (o su una sedia se ti risulta difficile). La schiena dritta per respirare bene. Però non devi sentire tensioni, devi essere comoda, con le spalle rilassate. Gli occhi sono aperti o semichiusi con lo sguardo a circa un metro davanti a te. Le mani le tengo sulle cosce con le palme verso il basso. A questo punto quello che devi fare è rilassarti e seguire il respiro che entra e esce. Quando arriverà un pensiero lo noti semplicemente senza giudicarlo e ritorni al respiro. 
Se hai qualche domanda o qualche chiarimento scrivimi pure, non farti problemi. 
Per me la meditazione funziona, mi fa bene. 
Un abbraccio!!!

Io pratico la meditazione buddhista. Prova questa tecnica 20 minuti e poi dimmi cosa ne pensi... 
Siedi sul cuscino di meditazione come se fossi su un trono, stai dritto.
 
Incrocia le gambe comodamente davanti a te. La spina dorsale è forte e eretta, ma non troppo rigida. Il collo è dritto come se avessi un filo sulla testa che ti tira fino al soffitto, le spalle sono rilassate. Puoi appoggiare i palmi delle mani sulle cosce. Gli occhi sono aperti e verso il pavimento a circa 1 metro e 1/2 davanti a te, lo sguardo è rilassato e non fissato su nessun punto. La bocca è rilassata, leggermente aperta. La punta della lingua tocca il palato proprio dietro gli incisivi. Respira sia col naso che con la bocca. Poi porta la tua attenzione sul respiro. Scompari con la tua espirazione, ti dissolvi, ti diffondi. Poi l'inspirazione arriva naturalmente, non devi sforzarti di seguirla. Torni semplicemente alla posizione, pronto per una nuova espirazione. Scompari e dissolviti: ffffff, poi torni alla posizione; ffffff, e torni alla posizione. Poi ci sarà un inevitabile pensiero. In quell'istante ditti mentalmente: "pensiero" e torna alla respirazione.
Source:
Non è importante che pensieri hai, l'importante è riconoscerli. Non ci sono pensieri buoni o cattivi, sono solo "pensiero". E torni al respiro e alla posizione...


martedì 5 novembre 2013

Avril Lavigne Under My Skin Video

Avril Lavigne Fall to pieces

Avril Lavigne canta Forgotten


Avril Lavigne he's wasn't 

 

Avril Lavigne how does it fell




Avril Lavigne Whos knows

Avril Lavigne  Together



Avril Lavigne Slipped Away 



Avril lavigne Slipped Away 



Avril lavigne Nobodys Home

keep holding on Avril Lavigne

keep holding on

INGLESE


You're not alone
Together we stand
I'll be by your side, you know I'll take your hand
When it gets cold
And it feels like the end
There's no place to go
You know I won't give in
No I won't give in

Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you
There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through

So far away
I wish you were here
Before it's too late, this could all disappear
Before the doors close
And it comes to an end
With you by my side I will fight and defend
I'll fight and defend
Yeah, yeah

Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you
There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through

Hear me when I say, when I say I believe
Nothing's gonna change, nothing's gonna change destiny
Whatever's meant to be will work out perfectly
Yeah, yeah, yeah, yeah

La da da da
La da da da
La da da da da da da da da

Keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through
Just stay strong
'Cause you know I'm here for you, I'm here for you
There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through

Keep holding on
Keep holding on

There's nothing you could say
Nothing you could do
There's no other way when it comes to the truth
So keep holding on
'Cause you know we'll make it through, we'll make it through



ITALIANO


Non sei solo, siamo insieme, sarò al tuo fianco
sai che prenderò la tua mano quando si raffredderà
ed è come se fosse arrivata la fine perchè
non c'è alcun posto dove possiamo andare
tu sai che non mi arrenderò, no non lo farò

continua a tenere duro
perchè sai che ce la faremo
ce la faremo, sii forte perchè sai
che sono qui per te, sono qui per te
c'è qualcosa che puoi dire ma
niente che puoi fare
non c'è un altro modo quando si arriva alla verità
quindi, continua a tenere duro perchè
sai che ce la faremo, ce la faremo

così lontani, io vorrei che tu fossi qui
prima che sia troppo tardi
tutto questo potrebbe scomparire
prima che la porta sia stata chiusa
e si arriva ad una fine con te al mio fianco
combatterò e ti difenderò
combatterò e ti difenderò si si

continua a tenere duro
perchè sai che ce la faremo
ce la faremo, sii forte perchè sai
che sono qui per te, sono qui per te
c'è qualcosa che puoi dire ma
niente che puoi fare
non c'è un altro modo quando si arriva alla verità
quindi, continua a tenere duro perchè
sai che ce la faremo, ce la faremo

ascoltami quando ti dico, ti dico che ci credo.
niente cambierà, niente cambierà il destino
qualsiasi cosa sia destinata per noi
la faremo funzionare perfettamente
si si si si

continua a tenere duro
perchè sai che ce la faremo
ce la faremo, sii forte perchè sai
che sono qui per te, sono qui per te
c'è qualcosa che puoi dire ma
niente che puoi fare
non c'è un altro modo quando si arriva alla verità
quindi, continua a tenere duro perchè
sai che ce la faremo, ce la faremo

ah continua a tenere duro
continua a tenere duro
non c'è niente che puoi dire
e niente che puoi fare
non c'è un altro modo quando si arriva alla verità
quindi, continua a tenere duro perchè
sai che ce la faremo, ce la faremo

venerdì 1 novembre 2013

Le distorsioni cognitive: impariamo a conoscerle e a metterle in discussione


Alcuni meccanismi di pensiero vanno bene, altri evidentemente no, altrimenti non sareste qua a leggere queste righe… Come sapete, e non mi stancherò mai di ripeterlo, la nostra mente è attraversata da moltissimi pensieri veloci di tipo valutativo, che non sono il risultato della riflessione e del ragionamento: sono i cosiddetti pensieri automatici. Si tratta di pensieri piuttosto veloci, improvvisi e concisi, di cui si è a malapena consapevoli, o meglio si è maggiormente consapevoli delle emozioni che ne conseguono. Siccome sono frutto di assunti, valori e cedenze che nel tempo si sono sedimentati, è più probabile ed anche più semplice, accettarli acriticamente come veri, senza minimamente porsi il dubbio della loro veridicità o meno e limitandosi ad ammortizzare l’onda delle emozioni negative che ne derivano. Imparare a gestire i nostri pensieri è  dunque fondamentale, perché i pensieri influiscono direttamente sulle nostre emozioni e, di conseguenza, sui nostri comportamenti. Se, ad esempio, a fronte di un ritardo di una persona con cui abbiamo un appuntamento pensiamo “ha avuto un imprevisto, certo arriverà al più presto”,
rimarremo tranquilli magari approfittando del tempo a disposizione per leggere un giornale o fare una chiacchierata al telefono; al suo arrivo la saluteremo cordialmente e ci dedicheremo all’incontro. Se invece pensiamo “E’ il solito menefreghista. Chi crede di essere? Perché dovrei rimanere qui ad aspettare mentre lui non si preoccupa affatto di me?” probabilmente sentiremo montare una rabbia crescente e di conseguenza potremmo decidere di andare via o di accogliere in malo modo la persona quando si presenterà.  Alla luce di questo semplice esempio appare dunque chiaro come un “semplice” pensiero possa influire sullo stato d’animo e sul comportamento.
Tuttavia, a lungo andare il ripresentarsi in maniera costante di pensieri negativi, “disfunzionali”, può avere conseguenze decisamente negative rispetto sia al mantenimento di relazioni interpersonali significative che al raggiungimento di obiettivi importanti della nostra vita. Cosa fare allora?
Per combattere il nemico anzitutto è necessario conoscerlo… e pertanto di seguito propongo i più frequenti errori cognitivi tipici ovvero le cosiddette “distorsioni cognitive” (Johnson Laird, 1993; Girotto, 1994).
  • Pensiero tutto o nulla: le cose sono viste in termini di categorie mutualmente escludentisi senza gradi intermedi. Ad esempio, una situazione o è un successo oppure è un fallimento; se una situazione non è proprio perfetta allora è un completo fallimento. (“o tutto o nulla”)
  • Ipergeneralizzazione: anche definito come “globalizzazione”. Uno specifico evento è visto come essere
    caratteristica di vita in generale o globale piuttosto che come essere un evento tra tanti. Ad esempio, concludere che se qualcuno ha mostrato un atteggiamento negativo in una occasione, non considera poi le altre situazioni in cui ha avuto atteggiamenti più opportuni (“di tutta l’erba un fascio”)
  • Astrazione selettiva: Un solo aspetto di una situazione complessa è il focus dell’attenzione, e altri aspetti rilevanti della situazione sono ignorati. Ad esempio, focalizzare un commento negativo in un giudizio sul proprio lavoro trascurando altri commenti positivi. (“bicchiere mezzo vuoto”).
  •  Squalificare il lato positivo: le esperienze positive che sono in contrasto con la visione negativa sono
    trascurate sostenendo che non contano. Ad esempio, non credere ai commenti positivi degli amici e colleghi dubitando che dicano ciò solo per gentilezza. (“ciò non conta nulla, conta di più … “).
  • Lettura del pensiero: un soggetto può sostenere che altri individui stiano formulando giudizi negativi ma senza alcuna prova evidente di ciò che afferma. Ad esempio, affermare di sapere che l’altro ci giudica male anche contro la rassicurazione di quest’ultimo. (“ti ho già capito”).
  • Catastrofizzare: gli eventi negativi che possono verificarsi sono trattati come intollerabili catastrofi piuttosto
    che essere visti in una prospettiva più pratica e moderata. Ad esempio, il disperarsi dopo un brutta figura come se fosse una catastrofe terribile e non come una situazione semplicemente imbarazzante e spiacevole. (“è terribile se…).
  • Minimizzazione: le esperienze e le situazioni positive sono trattate come reali ma insignificanti. Ad esempio,
    il pensare che in una cosa si è positivi ma che essa non conta in confronto ad un’altra più importante. (“niente conta veramente di quello che faccio”).
  • Ragionamento emotivo: considerare le reazioni emotive come reazioni strettamente attendibili della situazione reale. Ad esempio, concludere che siccome ci si sente sfiduciati, la situazione è senza speranza. (“se mi sento così allora è vero”).
  • Doverizzazioni: l’uso di “dovrei”, “devo”, “bisogna”, si deve”, segnala la presenza di un atteggiamento rigido e tendente alla confusione tra “pretendere” e “desiderare”, e ciò è in diretta connessione con regole personali. Ad esempio, il pensare che un amico deve stimarci, perchè bisogna stimare gli amici. (“devo …”, “si dovrebbe …”, “gli altri devono …”).
  • Etichettamento: identificare qualcuno tramite una etichetta globale piuttosto che riferirsi a specifici eventi o azioni. Ad esempio, il pensare che si è un fallimento piuttosto che si è inadatti a fare una certa cosa. (“è un …..”).
  • Personalizzazione: assumere che il soggetto stesso è la causa di un particolare evento quando nei fatti, sono responsabili altri fattori. Ad esempio, considerare che una momentanea assenza di amicizie è il riflesso della propria inadeguatezza piuttosto che un caso. (“è colpa mia se…”).
  • Fallacia del cambiamento: pensiamo che gli altri possano cambiare per conformarsi al nostro modo di essere e di pensare. Ci aspettiamo, quindi, che siano gli altri a cambiare rispondendo ai nostri bisogni e desideri ( “se vuole vedermi ancora, deve cambiare!”).
  • Avere sempre ragione: pretendiamo di avere sempre ragione e non accettiamo di poter essere messi in discussione. Questo comportamento, se spinto al massimo, può causare gravi problemi e danni (“Ti dico che è così e basta”).
  • Fallacia della ricompensa e della gratitudine: agiamo spesso pensando unicamente al risultato delle nostre azioni, aspettandoci ricompense e gratitudine senza focalizzarci sul piacere che possiamo trarre dalle cose che facciamo (“Dopo tutto quello che ho fatto per te… non hai fatto nulla per me!”).
  • Pregiudizio sul controllo: crediamo di essere controllati dagli altri o sentiamo di essere completamente in balia del destino (controllo esterno); oppure ci percepiamo come onnipotenti (controllo interno) ((“A me non accadrà mai!”).
  • Colpevolizzazione: tendiamo ad attribuire agli altri la responsabilità totale dei nostri problemi e dei nostri insuccessi (“E’ colpa vostra se mi sento così depresso!”).
  • Pregiudizio sull’accordo: possiamo provare risentimento o rancore verso gli altri perché non dimostrano un atteggiamento collaborativo o non manifestano il loro pieno accordo ai nostri criteri di giudizio che ci sembrano i soli validi per ogni situazione. (“Trovo intollerabile e sbagliato che tu vada a divertirti mentre io mi preoccupo di ordinare la casa!”).

lunedì 7 ottobre 2013

Steve Jobs: il discorso all’università di Stanford, testo



Questo è il testo del celeberrimo discorso di Steve Jobs all’università di Stanford, l’università che fu costretto a lasciare perché non aveva soldi a sufficienza per permettersi i corsi che frequentava. Sono parole che passeranno allo storia, che danno prova della sua straordinaria determinazione.
Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.
La prima storia parla di “unire i puntini”.
Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perchè ho smesso?
Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse alla mia nascita da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi ultimi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘non previsto’; volete adottarlo?”. Risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università.
Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori sarebbero stati spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. OK, ero piuttosto terrorizzato all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.
Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio:
il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.
Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi abbandonato gli studi, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spazialmente proporzionate. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo.
Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro ombelico, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete… questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.
La mia seconda storia parla di amore e di perdita.
Fui molto fortunato – ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta da noi due soli in un garage sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione – il Macintosh – un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni… quando venni licenziato. Come può una persona essere licenziata da una Società che ha fondato? Beh, quando Apple si sviluppò assumemmo una persona – che pensavamo fosse di grande talento – per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro Consiglio di Amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante.
Non avevo la benché minima idea di cosa avrei fatto, per qualche mese. Sentivo di aver tradito la precedente generazione di imprenditori, che avevo lasciato cadere il testimone che mi era stato passato. Mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e provai a scusarmi per aver mandato all’aria tutto così malamente: era stato un vero fallimento pubblico, e arrivai addirittura a pensare di andarmene dalla Silicon Valley. Ma qualcosa cominciò a farsi strada dentro me: amavo ancora quello che avevo fatto, e ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato questo di un nulla. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare.
Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un iniziatore, mi rese libero di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.
Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.
Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina con un saporaccio, ma presumo che ‘il paziente’ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.
La mia terza storia parla della morte.
Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.
Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.
Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Effettuai una scansione alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa ‘a sistemare i miei affari’, che è un modo per i medici di dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che avresti potuto nei successivi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi ‘addio’.
Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.
Questa è stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero lo sia per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto intellettuale:
Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.
Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.
Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava The whole Earth catalog, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali.
Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di The whole Earth catalog, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nella quarta di copertina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro addio, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi.
Siate affamati. Siate folli.